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Il solare FV con la scheda prepagata per fornire energia off-grid

Un report IEA esamina diversi modelli di business innovativi per promuovere la diffusione del fotovoltaico nel mondo. Tra questi c’è il kit FV a scheda prepagata che la britannica Azuri fornisce ai suoi clienti dell’Africa Sub-sahariana. Un’idea che potrebbe avere un grande successo tra gli 1,3 miliardi di persone ancora privi di elettricità.

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Su queste pagine non ci stanchiamo mai di magnificare le potenzialità del fotovoltaico. Oggettivamente va detto che è la tecnologia energetica che meglio delle altre e con minori controindicazioni riesce a fornire energia elettrica proprio dove serve e, se associata a sistemi di accumulo, anche quando serve. In molti contesti come le installazioni off-grid e le micro-reti rurali, come ricorda l’ultimo report IRENA sugli accumuli, il fotovoltaico non incentivato abbinato a batterie è già più conveniente rispetto ad alternative come i generatori diesel o ad allacci ad una rete elettrica spesso troppo distante e poco efficiente.

Il problema del fotovoltaico è che mentre ha costi operativi quasi nulli non necessitando di carburante, ha invece un costo di investimento relativamente alto, fattore che frena il dispiegarsi del suo potenziale nel portare l’elettricità a quegli 1,3 miliardi di abitanti della Terra che ancora non vi hanno accesso. Per questo è molto interessante un report pubblicato di recente dalla International Energy Agency (IEA) che indaga, esaminando 6 casi di studio, modelli di business capaci di superare questo problema (allegato in basso).

Tra questi c’è il servizio di “fotovoltaico a scheda prepagata” che la britannica Azuri fornisce ai suoi clienti dell’Africa Sub-sahariana, un’area in cui solo il 14% della popolazione è raggiunta dalla rete elettrica e in cui per molte famiglie anche la spesa relativamente modesta di un piccolo pannello FV è un ostacolo insormontabile.

Funziona così: dopo il pagamento di una tariffa di ingresso di circa 10 dollari, a casa del cliente viene installato un piccolo impianto FV da 2,5 Wp con una batteria al litio da 3,3 Ah; si tratta di un impianto molto piccolo ma sufficiente ad alimentare due lampade a Led da 60 lumen ciascuna e una presa per caricare il cellulare, tutti elementi compresi nel kit.

Indigo Duo Solar, questo il nome del sistema, prodotto in partnership con la svizzera ESCATEC, una volta installato funziona tramite ricariche simili a quelle del traffico telefonico per i cellulari: si compra la tessera prepagata, si gratta e si comunica il codice via sms (oppure si paga direttamente dal telefono) e a quel punto si riceve un codice di risposta che digitato sul tastierino del dispositivo lo farà funzionare per un periodo di tempo, finito il quale si dovrà ricaricare nuovamente.

La ricarica settimanale costa tra 1,5 e 2 $ (a seconda dei Paesi in cui il servizio è offerto). Dopo che l’utente avrà ricaricato per 80 volte (anche qui a seconda dei mercati) potrà decidere di pagare altri 10 $ circa e avere così il sistema sbloccato per sempre.

Per un utente tipo usare Indigo Duo Solar vuol dire tagliare di circa il 50% i costi per l’illuminazione visto che l’alternativa sarebbe usare lampade al kerosene. Inoltre, cosa non secondaria, si può ricaricare il cellulare in casa, evitando a volte ore di cammino fino al punto più vicino servito dalla rete elettrica.

Azuri, che si avvale di operatori locali per la distribuzione e l’assistenza, gestisce il servizio attraverso un database cloud, capace di monitorare, installazioni, pagamenti, eventuali guasti, eccetera. Se un utente non ricarica il sistema per un certo periodo di tempo (a meno che non lo abbia già riscattato), questo verrà rimosso. Azuri, che nasce da una spin-off dell’università di Cambridge, si considera un fornitore di energia e non un fornitore di hardware.

La possibilità di consentire agli utenti di ‘sbloccare’ il kit dopo un certo numero di ricariche – spiegano dall’azienda – nasce dalla considerazione etica che sarebbe stato immorale mantenerli dipendenti a vita dalle ricariche una volta che il sistema è ripagato. Ma il modello di business resta assolutamente profit: nel costo delle ricariche sono compresi i margini per far funzionare tutto e, una volta che il cliente ha riscattato il kit base, gli vengono offerti altri servizi, come un impianto più potente in grado di far funzionare anche una radio, una TV o qualche altro elettrodomestico. Anche questo impianto sarà sempre pagato con il metodo della ricarica.

I margini di guadagno per ogni cliente sono relativamente stretti, ma l’azienda, che da agosto 2012 a marzo 2014 ha installato circa 15mila mini impianti FV, conta di continuare ad ampliare il suo parco clienti, dato che solo in Africa ci sono oltre 600 milioni di persone che non hanno accesso all’elettricità. Peraltro Azuri non è l’unica ad aver avuto l’idea: ci sono altri concorrenti, come l’operatore di telefonia mobile keniota Safaricom che assieme a M-Kopa offre un servizio analogo.

Il report IEA “Innovative Business Models and Financing Mechanisms for PV Deployment in Emerging Region” (pdf)

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