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La fine del 2014 ha segnato anche la fine del blocco degli sfratti: un evento che non esitiamo a definire storico. E’ finita, nel 2014, quella che abbiamo chiamato una “stanca liturgia”, un misto di neghittosità e incapacità a provvedere che si concretizzava di anno in anno, con teutonica regolarità. Una liturgia che forniva un insperato alibi, e salvagente, alla pletora di amministratori locali assatanati di soldi (molte volte, da sprecare, a scopi elettorali o clientelari) e tifosi – come, anche, certi giudici – della solidarietà e della beneficenza a spese degli altri, di chi – in particolare – affitta. Questa liturgia è oggi finita (e se sarà resuscitata, si saprà chi ne avrà la responsabilità). Che sia finita lo dobbiamo al ministro Lupi, che ha insistito – specie con esponenti del Pd, corrente franceschiniana e/o bersaniana – nello spiegare che la 3la proroga in soli 30 anni non sarebbe servita a niente, che l'”armamentario vincolistico” (come diceva Einaudi) non ha mai risolto alcun problema, che nessuna normalità è mai tornata da sola (come ancora Einaudi diceva), dall’epoca dei Papi ancora sovrani temporali – i cui Camerlenghi l’inventarono nel 1549, in occasione del Giubileo dell’anno dopo – ad oggi. Il modo di risolvere il problema – ha spiegato Lupi – è quello di stanziare le somme (che sono state stanziate) per il Fondo affitti e per sanare le morosità; e ancora – diciamo noi – il mezzo è quello dei bonus spendibili dai meno abbienti presso il locatore che credono, come si fa in tutto il mondo (o, perlomeno, nel mondo in cui non si vedono gli sfrattati come un'”opportunità” da sfruttare per sprecare terreno e costruire nuovi casermoni – poi destinati all’occupazione abusiva, in una forma o nell’altra – piuttosto che al recupero di immobili privati inagibili perché si sono tolti alla proprietà i mezzi per provvedere, con la smodata e insulsa tassazione Monti, che una politica irresponsabile – dominata dai maxieconomisti – tiene forzatamente in piedi, anche quale comodo fondo al quale attingere, così come insegna la storia mondiale del fiscalismo). Contrariamente a quanto hanno riferito alcuni giornali, anche solitamente accreditati come credibili (per non parlare di tv e giornali on line vari), non è oggi in vigore alcuna proroga (né mini né maxi), ma solo la possibilità per i singoli inquilini di chiedere al Giudice dell’esecuzione un differimento dello sfratto. Ha vinto la civiltà del diritto, un Paese che non rispetta i contratti di diritto privato ha davanti a sé poca strada da percorrere.
Finalmente una buona notizia. Ma ad essa, se ne aggiunge un’altra. Al momento in cui scriviamo, non vi sono ancora documenti ufficiali che lo confermino, ma nutriamo fiducia che il prossimo Decreto legislativo in materia catastale rechi alcune significative novità, richiest e dalla Confedilizia (l’unica organizzazione che si veda in Parlamento e nei Ministeri), in materia – specificatamente – di invarianza dell’imposizione (calcolata a livello comunale, e quindi controllabile), di non esclusione dai rilevamenti dei prezzi delle aste giudiziarie (gli unici che fanno oggi mercato) e così via. Continuiamo a fare il nostro dovere, nonostante tutto, e nonostante il (solo) sostegno degli iscritti alle Associazioni territoriali.