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Società immobiliari, peggiora il conto dei fallimenti

SCIOPERO DEI MAGISTRATI

Lo scorso anno va in archivio con un bilancio amarissimo per le aziende italiane. 
 
Solo nel trimestre che va da ottobre e dicembre sono state dichiarate fallite 4.479 realtà produttive, il 7% in più rispetto allo stesso periodo del 2013. 
 
Il dato porta il totale dei fallimenti del 2014 a quota 15.651, cui corrisponde un incremento del 10,7% rispetto al 2013 (anno che fra l’altro ha segnato il precedente record negativo per le realtà produttive che hanno portato i libri in tribunale: come a dire, la discesa non è finita: la crisi continua a mietere vittime). 
 
A tracciare la mappa della precarietà dell’economia italiana è il Cerved nel suoOsservatorio su fallimenti, procedure e chiusure di imprese. 
 
La ricerca non si limita al quadro generale, ma scende nei dettagli, indicando quali settori produttivi stanno andando peggio e quali invece stanno comunque tenendo botta. 
 
Nel conto non potevano mancare due anelli fondamentali della catena del real estate: da una parte il mondo dell’edilizia che costruisce il “prodotto mattone”, dall’altra le società specializzate in servizi immobiliari che quel prodotto lo gestiscono e lo intermediano. 
 
Per entrambi i comparti il 2014 è stato un altro anno da dimenticare, a partire dalle società di servizi. 
 
Da notare che l’incremento delle procedure fallimentari nei servizi è comune a quasi tutti i settori dell’economia italiana – con tassi di crescita a due cifre nei servizi non finanziari, nell’informazione-intrattenimento, nella distribuzione – ma qui le società immobiliari spiccano con un numero di fallimenti in crescita del 16% su base annua. 
 
Ad essere messe peggio solo le aziende agricole (+22%) e la categoria dei servizi non finanziari (+17%; vedi anche tabella in allagato).  
 
Leggermente meglio la conta dei caduti sul fronte dell’industria delle costruzioni: +12% (vedi seconda tabella in allegato). 
 
Pesante anche il bilancio dei posti di lavoro scomparsi: nel 2014 il totale in Italia è di 42.790, che diventano 277.653 se si prende come metro di paragone l’inizio della crisi, fissato nel 2008. 
 
In questo quadro l’edilizia, a fine 2014, ha lasciato sul terreno 38.656 posti (impressionante il paragone con il 2008 dove il gap è di 207.819 posti in meno), mentre i servizi immobiliari hanno lasciato a casa 3.812 persone (16.688 le perdite totali rispetto a sette anni prima).

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