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Nel Regno Unito i proprietari di immobili con cattive prestazioni energetiche saranno obbligati a intervenire per diminuirne i consumi se vorranno affittarli. Ma i locatori non dovranno sobbarcarsi la spesa per gli interventi di efficientamento grazie a incentivi come quelli del programma Green Deal che sta iniziando a dare alcuni risultati.
Affittare i colabrodo energetici nel Regno Unito sarà presto vietato. Entro il 2018, infatti, i proprietari britannici di immobili in classe energetica F e G saranno obbligati ad intervenire perdiminuirne i consumi fino a portarli almeno in classe E. Le nuove regole che Londra sta mettendo in campo (link con i dettagli in fondo) dovrebbero portare benefici a circa un milione di inquilini che, a causa delle pessime prestazioni energetiche delle case in cui vivono, pagano bollette annuali di circa 1000 sterline superiori alla media nazionale, che è di 1.265 £.
Secondo le stime del Department of Energy and Climate Change (DECC) portare un’abitazione dalla classe F alla classe E consente in media di far risparmiare 880 £ l’anno e, come detto, la norma porterà beneficio a circa un milione di inquilini. Chiaro come le nuove norme abbiano un ruolo importante nella lotta che il Governo britannico ha intrapreso contro la povertà energetica, una battaglia nella quale, sommando le varie misure, Londra investirà circa mezzo miliardo di pound in tre anni.
A partire da aprile 2016 gli inquilini avranno il diritto di chiedere che siano realizzati interventi di efficienza energetica nelle case in cui vivono in affitto e i locatori non potranno rifiutarsi, a patto che i lavori proposti siano cost-effective.
I proprietari però non saranno obbligati a sostenere le spese degli interventi; questi potranno essere finanziati tramite meccanismi incentivanti come il Green Deal e l’Energy Company Obligation; strumenti che assieme, stima il DECC, negli ultimi due anni hanno consentito di intervenire su circa 1 milione di abitazioni.
Gran parte degli interventi fatti finora sono stati possibili grazie all’Energy Company Obligation, il fondo fatto costituire agli operatori di energia elettrica e gas per promuovere l’efficienza presso le famiglie a basso reddito. Ma lo strumento più interessante resta il Green Deal che consente all’utente di effettuare gli interventi senza spesa, grazie a finanziatori privati che vengono ripagati dai risparmi ottenuti in bolletta.
Partito nel 2013 con grandi aspettative, il Green Deal aveva stentato a carburare: gli ostacoli, oltre che di tipo finanziario, sono stati di natura comunicativa e comportamentale. Ora però, anche a seguito di piccoli aggiustamenti, l’incentivo sembra aver guadagnato popolarità e ha superato i 10mila interventi.
L’idea sembra valida. Il funzionamento è questo: l’utente fa i lavori necessari per tagliare la sua bolletta – come isolare le pareti o sostituire i serramenti – senza sborsare una sterlina. I soldi li anticipano privati e fondi pubblici che si vedranno ripagati con gli interessi grazie ai risparmi ottenuti. Il “prestito” è legato indissolubimente all’edificio: se il beneficiario cambia casa, lo pagheranno i nuovi inquilini. In questo modo la misura coinvolge anche la grande platea degli affittuari.
Più in dettaglio, previa diagnosi energetica realizzata da un ente indipendente, l’utente sceglie da un operatore privato, il ‘Green Deal provider’, un pacchetto di interventi per ridurre i consumi energetici. Questi verranno poi realizzati senza apire il proprio portafoglio, perché il costo verrà saldato con i soldi risparmiati sulla bolletta tramite un contratto a lungo termine, tra i 10 e i 25 anni, sempre legato alla casa.
In linea generale per essere finanziato l’intervento deve consentire un risparmiosuperiore al costo dei lavori di riqualificazione e il payback time deve essere inferiore alla vita media dell’intervento.
Il meccanismo, infatti, ha come motore anche il guadagno di chi anticipa il denaroper gli interventi. I soldi vengono da un consorzio pubblico-privato di ESCo, utility e istituti bancari: oltre alla banca governativa che promuovere gli investimenti verdi, la Green Investment Bank, tra i membri ci sono British Gas, Carillion, E.ON, EDF Energy, Goldman Sachs, HSBC, Insta Group, Kingfisher, Linklaters, Lloyds Bank, Mark Group, Npower, PwC, RBC Capital Markets eSSE.
Le regole britanniche sugli immobili in affitto